Descrizione
Lo sviluppo di anticoagulanti orali ad azione diretta (DOAC) ha rappresentato un’importante rivoluzione
nella prevenzione del tromboembolismo arterioso e venoso.
Questi farmaci stanno a tutti gli effetti sostituendo l’impiego di warfarin, molecola caratterizzata da numerose limitazioni quali:
a) ritardata insorgenza d’azione,
b) ristretta finestra terapeutica,
c) numerose interazioni con altri farmaci o alimenti,
d) risposta variabile e non prevedibile,
e) influenza del polimorfismo genetico di CYP2C9 e VKORC1,
f) necessita di frequente monitoraggio della coagulazione.
La possibilità di utilizzare i DOAC, a dosi fisse e senza monitoraggio, ha semplificato la gestione del trattamento dei pazienti con fibrillazione atriale (FA). L’utilizzo di questi farmaci per il trattamento della fibrillazione atriale non valvolare (FANV) e per il tromboembolismo venoso (TEV) e in continuo aumento.
La FA rappresenta l’aritmia più comune nella pratica clinica, specialmente nel paziente anziano [3-5], e sebbene in alcuni casi asintomatica, e associata a eventi clinici gravi, quali ictus, morte e scompenso cardiaco [6]. Il TEV, comprendente la trombosi venosa profonda (TVP) e l’embolia polmonare (EP), costituisce anch’esso una condizione a forte impatto sui pazienti e sul sistema sanitario. Fattori di rischio sia acquisiti sia ereditari concorrono al rischio di TEV, una patologia comune specialmente nei pazienti oncologici.
Ad oggi, in Italia, sono disponibili quattro DOAC: dabigatran, rivaroxaban, apixaban ed edoxaban.
Sebbene questi farmaci appartengano a un’unica classe terapeutica, si osservano numerose e importanti
differenze, a partire dal loro meccanismo d’azione e dalle loro caratteristiche farmacocinetiche,
con risvolti clinici particolarmente significativi. Lo scopo di questo fascicolo e quello di descrivere
le caratteristiche farmacologiche e i risultati di efficacia e sicurezza di apixaban dimostrati nei trial
registrativi, in relazione agli altri DOAC, per un trattamento personalizzato dei pazienti con FA.