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La pirosi (o bruciore retrosternale) e gli altri sintomi da reflusso gastroesofageo hanno un’elevata diffusione nella popolazione, con una certa variabilità di comportamenti terapeutici e modelli di approccio nella gestione non sempre ottimali. L’espressione più tipica è rappresentata dalla sensazione di bruciore retrosternale che gli anglosassoni definiscono efficacemente con il termine heartburn. Nel linguaggio corrente non esiste un termine analogo italiano, motivo che forse contribuisce a una non sempre efficace comunicazione tra cittadino e operatore sanitario (farmacista o medico).
Il bruciore retrosternale e il rigurgito (inteso come ritorno passivo di contenuto gastrico in faringe), che tuttavia non è sempre presente, individuano in modo tipico la malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE).
Nella quasi totalità dei casi, i sintomi da reflusso gastroesofageo sono espressione di condizioni benigne, che tuttavia hanno un impatto non trascurabile sulla qualità di vita del paziente.
Anche al di fuori del setting medico, per esempio da parte di un farmacista di comunità, è possibile riconoscere i sintomi da reflusso gastroesofageo, indagare e individuare i segni più evidenti di eventuali condizioni sottostanti di interesse medico e suggerire un primo approccio di trattamento.
Per queste ragioni, i sintomi da reflusso gastroesofageo si prestano a essere ben gestiti anche in un contesto di automedicazione responsabile.
Questa possibilità merita di essere sostenuta in quanto il farmacista di comunità può avere un ruolo sempre più importante nel counselling del paziente per la gestione iniziale della terapia e nella promozione di comportamenti che possono limitare il disturbo e per fare in modo che soggetti affetti da sintomi di lunga durata siano indirizzati tempestivamente al consulto medico. Una maggiore integrazione e comunicazione tra le figure sanitarie (medico di medicina generale, specialisti) è tuttavia necessaria per impiegare al meglio questa possibilità.